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Teresa e Ignazio

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Teresa Brutcher


L'ho trovata tra i sacchi destinati alla discarica, strappata e sgualcita, era lì, e aveva anche preso la pioggia.
Quella foto, che era un raggio di sole, non poteva essere gettata così, come se le loro esistenze non avessero più diritto d'asilo in questo mondo. Così l'ho raccolta e ridistesa, l'ho messa ad asciugare, e ora ve li racconto per donare a loro la piena luce di quel mattino di aprile in cui la foto venne scattata,  festeggiavamo quel giorno il loro cinquantacinquesimo anniversario. Teresa ed Ignazio hanno diviso una vita, tutta la vita: la fame da bambini, sorella della guerra, figlia di tutte le differenze sociali; la vita dura dei campi, un solo figlio ("altri il Signore non  ha fatto la grazia di mandarci" diceva sempre, sospirando, Teresa) tre nipoti.
Non lo potremmo definire un matrimonio di passione, ma di amore e rispetto sì, dal primo all'ultimo giorno.
Si erano conosciuti che Ignazio aveva dodici anni e Teresa sette, i genitori di Ignazio avevano un po' di terra dove seminavano seguendo le lune e le stagioni e coltivavano viti e ulivi. Il padre di Teresa giunse a lavorare da mezzadro sulle terre in fianco ai campi della famiglia di Ignazio proprio quell'anno. Ignazio già aiutava il padre in campagna e Teresa veniva inviata dalla madre all'ora di pranzo a portare il desinare agli uomini di casa e quando i due gruppi di braccianti lavoravano le terre di confine, erano soliti dividere il pasto e le fiasche di vino, nessuno pareva accorgersi della bimba che sotto il sole cocente del mezzodì portava i grossi e pesanti panieri, tranne Ignazio che la ringraziava sempre e le sorrideva. Teresa prese a guardarlo con riconoscenza e a ricambiare il sorriso, poi si fece ragazza e i loro sguardi assunsero altri significati, finirono col fidanzarsi in casa che lei aveva sedici anni e lui ventuno, terminata la leva, ché per fortuna non era più tempo di guerra.
Ignazio era un grande lavoratore, un uomo di poche parole e di nessun gesto affettuoso, ma erano altri tempi e non era l'unico a risparmiare sui sentimenti tra coloro che portavano i calzoni; tuttavia per ogni decisione chiedeva l'approvazione di Teresa, non aveva studiato ma amava l'opera e l'unico sfizio che volle togliersi in vita sua, dopo aver chiesto a Teresa, che teneva i conti di casa al centesimo, fu il giradischi, nel 1967. Da allora per anni, fino all'avvento dei CD, si recò, una volta ogni sei mesi, con la corriera, in città,  al negozio di dischi "Il Musichiere" per comprarsi un 33 giri di arie d'opera che poi ascoltava rapito la sera dopo il lavoro, Teresa se lo rimirava dalla cucina, sorridendo sorniona mentre sbucciava i piselli, poi nei campi fischiava le romanze, lo conoscevano tutti per quanto era bravo a seguire le melodie zufolando sempre intonato come un usignolo. Teresa lui la definiva "la Comandanta" anche se quella donna, mite, non aveva mai alzato la voce nella sua intera esistenza, eppure lui si sentiva guidato dalla sua presenza, dalla sua partecipazione, dalle sue attenzioni. Era il metronomo della sua vita. Poi Francesco, il loro unico figlio a poco più di 40 anni era morto in un incidente nella città del nord dove era andato a studiare (con i soldi racimolati, con grandi sacrifici e capacità amministrative, ignote agli economisti di oggi, da Teresa) e aveva quindi trovato lavoro e poi si era sposato e li aveva resi nonni, di quei nipoti tanto amati, ma che sostanzialmente vedevano solo d'estate e per Natale, Ignazio aveva riposto in cantina il vecchio giradischi e tutti i vinili e aveva sigillato le vecchie labbra già parche di parole, Teresa dopo aver consumato le lacrime gli aveva detto "Ignazio mio, siamo di nuovo noi soli, come da ragazzini, io devo sopravvivere a Francesco, perché il Signore non fa la grazia di prendere anche me, ma morirò del tuo silenzio". Nel silenzio Ignazio iniziò a smarrirsi e Teresa chiese in giro un aiuto per qualche ora, fu così che mi conobbero, cominciai a frequentare quella casa due ore a settimana, aiutavo Teresa a lavare Ignazio, andavo a stirare, a sbrigare le commissioni. Subito con Teresa si instaurò un rapporto speciale, affettuoso. Un giorno mentre rifacevo i letti, mi misi a cantare un vecchio canto delle mie terre e quando smisi, Ignazio, che non parlava più da mesi, disse "Ancora, ancora!" e si mise a zufolare l'aria; Teresa baciò Ignazio sulla fronte e mi abbracciò "Figlia mia sei la salvezza". Col tempo raccontai loro della notte in cui erano venuti a casa e si erano portati via Babatunde, lo avevo atteso per mesi, il mio giovane sposo, mentre in me cresceva la vita, speranza per un futuro migliore, ma non aveva più fatto ritorno. Così, Babatunde, avevo chiamato anche il frutto del nostro amore e mi ero detta che avrei fatto qualsiasi cosa per dargli ciò che suo padre non avrebbe più potuto dargli, un futuro libero e dignitoso. Appena il piccolo fu svezzato, iniziai il nostro viaggio, ma del "Viaggio" non vi parlerò, perché questa è un'altra storia, e il cuore non ha parole per raccontarla, vi dirò solo che una mattina Teresa mi disse che lei e Ignazio avevano deciso che la loro casa sarebbe stata anche la casa mia e del mio piccolo. Dopo qualche settimana giunse dal nord la vedova di Francesco per portare i nipoti in visita dai nonni. Quando se ne andarono Teresa mi disse "Non è mai venuta da allora, nemmeno quando le dissi che Ignazio stava morendo di crepacuore, ora che le comari del paese hanno fatto arrivare, fino al nord, la chiacchiera che vi avevamo in casa  è subito corsa, temendo di perdere l'eredità, le ho detto che finché saremo in vita disponiamo di noi stessi come meglio crediamo, poi i nipoti avranno ciò che spetta loro". Sono passati gli anni, un pomeriggio Babatunde faceva i compiti con le arie d'opera in sottofondo in cucina, Ignazio zufolava seduto sulla sua poltrona, Teresa come sempre era nell'orto, la luce stava scemando quando capii che era fuori da troppo tempo. La trovai riversa  tra i filari dei piselli, le pulii la terra dal volto, il respiro era muto ma stava sorridendo. Per il funerale vennero i parenti dal nord, questa volta nulla fu in grado di ridare la parola a Ignazio. La nuora decise che Ignazio sarebbe stato meglio in un ospizio, il parroco mi ha aiutato a trovare un altro lavoro. Oggi sono venuti a svuotare la casa, io dagli oggetti destinati alla discarica ho preso le foto, Babatunde il giradischi e le arie d'opera, Ignazio e Teresa saranno sempre con noi




Teresa Brutcher


Cuore e coratella

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Immagine Make myself at home




Come può venire in mente a due come noi di aprire una rubrica di posta del cuore, o meglio una rubrica in cui a persone confuse tentiamo di confondere, confusamente, ancora più le idee e i sentimenti? Semplicemente una delle due ha letto un libro (indovinate quale?) in cui una donna, confusa sentimentalmente, tiene una rubrica di posta del cuore e cerca di sanare i vuoti dell'anima, colmando, con passione, i vuoti dello stomaco. Ecco,  ora direte,  da che pulpito viene la predica, o almeno lo diranno, a buon diritto, quelli di voi che conoscono l'una o l'altra di noi, agli altri lo spiego io: io indosso il mio rapporto amoroso da tanto tempo, come si indossa un abito comodo; badate non intendo come si indossa una tuta di felpa - se si indossa un rapporto così, non dura - no,  piuttosto come si indossa un abito estivo che poggia morbido sulle nostre forme, ma lo portiamo da così tanto tempo che è andato scolorendo al sole, eppure mai rinunceremmo a quel nostro vestito, perché ci sta a pennello. Per quanto riguarda Sandra, come dire... meglio non dire, prima o poi si riaffaccerà al mondo dei sentimenti, un bel mattino si sveglierà e penserà sono pronta, o semplicemente non penserà proprio un bel nulla, succederà e basta. Tuttavia la donna ha tempra e carattere, barcolla,  non crolla e cucina divinamente, come sempre.
Intanto per coccolarvi oggi beccatevi questa va bene per due come noi, per la serie non buttiamo via niente, cuciniamo con gli scarti







vellutata di baccelli di piselli
per due persone
500 g. di piselli freschi
2 patate bianche medie
un cucchiaio di panna da montare
rosmarino, sale pepe e olio extra vergine di oliva
lavate i piselli interi, poi sgranateli e separateli. in una pentola mettete a bollire dell'acqua, aggiungete il sale, l'olio aromatizzato al rosmarino (in un padellino mettete l'olio e qualche ciuffo di rosmarino e fatelo sfrigolare per pochi secondi, poi togliete i rametti di rosmarino e usate solo l'olio), i baccelli dei piselli a cui avrete tolto il filo esterno, le patate a cubetti e i piselli.
fate bollire dolcemente per una ventina di minuti. frullate il tutto con il mixer, lasciate da parte una tazza di acqua di cottura eventualmente per sistemare la consistenza della vellutata.
passate la crema ottenuta a un colino a maglie fitte.
è fatta.
mettete la vellutata nel piatto e conditela con un cucchiaio di panna liquida, pepe e accompagnatela con pane fritto con poco olio e rosmarino



Quindi se vi viene voglia di sapere cosa cucinare al primo incontro con l'uomo della vostra vita, se non sapete fare la pasta al burro, ma dovete assolutamente sedurre la vostra vicina di casa, se vi sentite col morale sotto ai tacchi e volete una coccola culinaria scrivete a cuoreecoratella@gmail.com e ci inventeremo come aiutarvi



Incipit: Mailand

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Le parole cadevano una dopo l'altra, i vocaboli smagrivano. Sotto i colpi di leggi e decreti, i cadaveri dei nomi delle cose si ammucchiavano come foglie autunnali al fronte, come soldati appollaiati su rami a tiro di cecchino. Nel giro di pochi giorni erano state espurgate dal catalogo del dicibile "mulatto", "sordo" e "chiappe". Poi, giusto in mattinata, era stato diramato il bollettino che mandava in pensione la bellissima parola "straniero", e l'editore che aveva appena pubblicato il più famoso romanzo di Albert Camus fu obbligato a ristamparlo col titolo Il proveniente da altra nazione di pari dignità, ci mancherebbe, si figuri grazie.

Nicola Pezzoli. Mailand. Neo. Editore


Per il terzo capitolo della saga di Corradino, Nicola Pezzoli ha coniato un incipit che è uno spettacolo.  Il terzo capitolo potrebbe chiamarsi Corradino va in città e non si tratta di una città qualsiasi, è la famosa Milanodabere, la caleidoscopica Milano dei tempi dorati, anche se Corradino, ormai Konrad, che  è uno studente universitario al primo anno, tende a ricreare la cuccia, il piccolo giro, limitando la sua vita alla camera sui Navigli che condivide con altri due studenti (l'affidabile e scrupoloso Beniamino e lo sciupafemmine Marco) e all'ufficio dove si esercita nella scrittura redigendo biglietti d'addio per aspiranti suicidi sotto l'attento controllo del suo capo Alfredo Valeriano Duprè.
Se lo stile sarcastico, pungente, dissacratorio e un po' egoriferito di Zio Scriba vi ha catturato, bene questo è il libro che fa per voi.  Indubbiamente lo stile di Nicola è maturato, ma immutata è la voglia di scandalizzare, sapendo toccare il cuore quando l'analisi dell'umana miseria dei personaggi si fa tangibile evidenza. Forse è giunta l'ora di cimentarsi anche con "l'altro da sé", ne ha la stoffa.

Incipit: I jeans di Bruce Springsteen e altri sogni americani

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Questo Alice's Restaurant non è lo stesso della canzone e del film, no. Però potrebbe esserlo.
È una casa di legno con una terrazza tutto intorno, la bandiera americana sul pennone e una sfilza di moto parcheggiate davanti. Sullo sfondo, pini e sequoie. Qui si mangiano hamburger per appetiti robusti, si ascoltano concerti folk e si incontrano, oltre ai motociclisti per cui il locale è famoso, anziani ex hippy che potrebbero essere i proprietari di qualche villa nascosta fra gli alberi, oppure i tuttofare che lavorano per quegli stessi miliardari. Spesso le due categorie non si distinguono, almeno finché rimangono all'interno del locale: i capelli sono sempre bianchi e un po' lunghi, l'abbigliamento casual con qualche vaga reminiscenza di un passato ribelle. Una volta fuori, però, la differenza emerge nitida, sotto forma di automobile: i miliardari salgono sulle loro decappotabili sportive, i tuttofare sui loro pick-up, poi entrambi escono dal parcheggio e si immettono su Skyline Boulevard, la strada dal nome meritatamente evocativo lungo la quale, al numero 17288, sorge il ristorante di Alice.



Silvia Pareschi. I jeans di Bruce Springsteen e altri sogni americani. Giunti


Chi legge Silvia su Nine hours of separation, ci troverà semplicemente Silvia, la sua capacità di contastorie, o storytelling che dir si voglia, ai frequentatori del suo blog è ben nota. Anche gran parte degli stravaganti personaggi che ci ha regalato negli anni di peregrinazioni su e giù tra laghi padani e nebbie californiane ai suoi affezionatissimi lettori sono noti: Her Royal Majesty, Empress of San Francisco, José I, The Widow Norton, decana delle Drag Queens; Ramon la guida delle visite al palazzo del porno; Jun-san la "donna che cammina lontano" una monaca buddista giapponese; la compagna di viaggio Camilla; le fracassone vicine cheeerleader; qualche   apparizione  dell'immancabile Mr K. Restano intatti l'ironia, l'occhio disincantato con cui  Silvia ama infrangere il "Sogno americano". Tuttavia, se volete un saggio di cosa Silvia sa fare come scrittrice, leggete Katrina, lì, in quell'incubo  in cui l'assurdo, l'orrore, lo sconforto, il senso di abbandono vanno crescendo come le acque putride trascinate dall'uragano a far emergere le miserie della "più grande Nazione del mondo", Silvia Pareschi dimostra davvero che sa usare al meglio anche le sue parole oltre a saperci regalare splendidamente quelle degli altri.

Giacinto detto Marco

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Sono, mi sa, vent'anni che non condivido quasi nulla di quello che dice Pannella, e rompi balle lo è sempre stato. Tuttavia non finirò di ringraziarlo per le battaglie storiche sui diritti civili che hanno reso questo Paese più giusto e la vita di noi tutti migliore

I topi non avevano nipoti

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Catrin Welz-Stein  





"I topi non hanno cugini" sta scritto sulla massicciata lungo la Valsugana, nello scambio di parentela e tempo di coniugazione il palindromo va in vacanza e io mi domando ancora se l'autore dello scambio genealogico  roditore abbia volutamente distrutto la figura retorica o avesse bevuto troppo quella sera.
La ragazza ha capelli sottilli e indossa uno sguardo da dura che non le appartiene, pare il pulcino di un uccello del paradiso con cresta fucsia mossa dal vento.
I pettirossi vengono a mangiare sotto ai miei piedi insieme ad una intraprendente cinciallegra mentre alle sei del pomeriggio prendo la prima boccata d'aria dopo dieci ore di lavoro, a Padova ci verrebbero i piccioni e scusatemi ma un piccione, tra i piedi, dopo dieci ore di lavoro non fa lo stesso effetto (nemmeno dopo dieci ore di riposo se è per quello).
La neve è tornata sulle vette fuori dalle vetrate dell'ospedale, al mattino ci sono otto gradi scarsi, l'aria mi sferza e mi fa sentire viva.
E' ricomparso l'uomo obbligato a rubare le mele da una spina dorsale su cui si arrampica la notte,  ricomincia lo spaccio di libri, il mio cuore sorride.

Sabato 23 maggio 1992, Isola delle Femmine, Capaci (e tutti gli altri)

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1893
EMANUELE NOTARBARTOLO.

1896
EMANUELA SANSONE.

1905
LUCIANO NICOLETTI.

1906
ANDREA ORLANDO.

1909
JOE PETROSÌNO.

1911
LORENZO PANEPINTO.

1914
MARIANO BARBATO.
GIORGIO PECORARO.

1915
BERNARDINO VERRO.

1916
GIORGIO GENNARO.

1919
GIOVANNI ZANGÀRA.
COSTANTINO STELLA.
GIUSEPPE RUMORE.
GIUSEPPE MONTICCIOLO.
ALFONSO CÀNZIO.

1920
NICOLÒ ALONGI.
PAOLO LI PUMA.
CROCE DI GANGI.
PAOLO MIRMINA.
GIOVANNI ORCEL.
STEFANO CARONÌA.

1921
PIETRO PONZO.
VITO STASSI.
GIUSEPPE CASSARÀ.
VITO CASSARÀ.
GIUSEPPE COMPAGNA.

1922
DOMENICO SPATOLA.
MARIO SPATOLA.
PIETRO PAOLO SPATOLA.
SEBASTIANO BONFIGLIO.
ANTONINO SCUDERI.

1924
ANTONINO CIOLÌNO.

1944
SANTI MILISENNA.
ANDREA RAIA.

1945
CALOGERO COMAIANNI.
NUNZIO PASSAFIUME.
FILIPPO SCIMONE.
CALCEDONIO CATALANO.
AGOSTINO D'ALESSANDRO.
CALOGERO CICERO.
FEDELE DE FRANCISCA.
MICHELE DI MICELI.
MARIO PAOLETTI.
ROSARIO PAGANO.
GIUSEPPE SCALÌA.
GIUSEPPE PUNTARELLO.
GIORGIO COMPARETTO.

1946
ANGELO LOMBARDI.
VITTORIO EPIFANI.
VITANGELO CINQUEPALMI.
IMERIO PICCINI.
MASINA PERRICONE SPINELLI.
GAETANO GUARINO.
PINO CAMILLERI.
GIOVANNI CASTIGLIONE.
GIROLAMO SCACCIA.
GIUSEPPE BIONDO.
GIOVANNI SANTANGELO.
GIUSEPPE SANTANGELO.
VINCENZO SANTANGELO.
GIOVANNI SEVERINO.
FILIPPO FORNO.
NICOLÒ AZOTI.
FIORENTINO BONFIGLIO.
MARIO BOSCONE.
PIETRO LORIA.
FRANCESCO SASSANO.
EMANUELE GRECO.
MARIO SPAMPINATO.
GIOVANNI LA BROCCA.
VINCENZO AMENDUNI.
VITTORIO LEVICO.

1947
ACCURSIO MIRAGLIA.
PIETRO MACCHIARELLA.
NUNZIO SANSONE.
EMANUELE BUSELLINI.
MARGHERITA CLESCERI.
GIOVANNI GRIFÒ.
GIORGIO CUSENZA.
CASTRENSE INTRAVÀIA.
VINCENZA LA FATA.
SERAFINO LASCÀRI.
GIOVANNI MEGNA.
FRANCESCO VICARI.
VITO ALLOTTA.
GIUSEPPE DI MAGGIO.
FILIPPO DI SALVO.
VINCENZO LA ROCCA.
VINCENZA SPINA.
MICHELANGELO SALVIA.
GIUSEPPE CASÀRRUBEA.
VINCENZO LO IACONO.
GIUSEPPE MANÌACI.
CALOGERO CAIOLA.
VITO PIPITONE.
LUIGI GERONAZZO.

1948
EPIFANIO LI PUMA.
PLACIDO RIZZOTTO.
GIUSEPPE LETIZIA.
CALOGERO CANGELOSI.
MARCANTONIO GIACALONE.
ANTONIO GIACALONE.
ANTONIO DI SALVO.
NICOLA MESSINA.
CELESTINO ZAPPONI.
GIOVANNI TASQUIER.

1949
CARLO GUARINO.
VITO GUARINO.
FRANCESCO GULINO.
CANDELORO CATANESE.
MICHELE MARINARO.
CARMELO AGNONE.
QUINTO REDA.
CARMELO LENTINI.
PASQUALE MARCONE.
ARMANDO LODDO.
SERGIO MANCINI.
CARLO ANTONIO PABUSA.
GABRIELE PALANDRANI.
GIOVAN BATTISTA ALOE.
ILARIO RUSSO.
GIOVANNI CALABRESE.
GIUSEPPE FIORENZA.
SALVATORE MESSINA.
FRANCESCO BUTIFAR.

1951
ANTONIO SANGINITI.

1952
FILIPPO INTILI.

1955
SALVATORE CARNEVALE.
GIUSEPPE SPAGNUOLO.

1957
PASQUALE ALMERICO.
ANTONINO POLLARI.

1958
VINCENZO DI SALVO.
VINCENZO SAVOCA.

1959
ANNA PRESTIGIACOMO.
GIUSEPPINA SAVOCA.
VINCENZO PECORARO.
ANTONINO PECORARO.

1960
ANTONINO DAMANTI.
COSIMO CRISTINA.
PAOLO BONGIORNO.
ANTONINO GIANNOLA.

1961
PAOLINO RICCOBONO.

1962
ENRICO MATTEI.
GIACINTO PULEO.

1963
GIUSEPPE TESAURO.
PIETRO CANNIZZARO.
MARIO MALAUSA.
SILVIO CORRAO.
CALOGERO VACCARO.
PASQUALE NUCCIO.
EUGENIO ALTOMARE.
GIORGIO CIACCI.
MARINO FARDELLI.

1966
CARMELO BATTAGLIA.
GIUSEPPE BURGIO.

1967
GIUSEPPE PIANI.

1968
SALVATORE SUROLO.

1969
ORAZIO COSTANTINO.
GIOVANNI DOMÉ.

1970
MAURO DE MAURO.

1971
PIETRO SCAGLIONE.
ANTONIO LORUSSO.
VINCENZO RICCARDELLI.

1972GIOVANNI SPAMPINATO.
GIOVANNI VENTRA.
DOMENICO CANNATA.
PAOLO DI MAIO.

1974
ANGELO SORINO.
EMANUELE RIBOLI.
NICOLA RUFFO.

1975
CALOGERO MORREALE.
GAETANO CAPPIELLO.
FRANCESCO FERLAINO.
DOMENICO FACCHINERI.
MICHELE FACCHINERI.
TULLIO DE MICHELI.
MARIO CERETTO.
GIUSEPPINA UTANO.
CRISTINA MAZZOTTI.

1976
GERARDO D'ARMINIO.
GIUSEPPE MOSCARELLI.
CATERINA LIBERTI.
SALVATORE FALCETTA.
CARMINE APUZZO.
SALVATORE LONGO.
SALVATORE BUSCEMI.
FRANCESCO VINCI.
ALBERTO CAPUA.
VINCENZO RANIERI.
VINCENZO MACRÌ.
FRANCESCO PAOLO CHIARAMONTE.
MARIO CESCHINA.

1977
ROCCO GATTO.
STEFANO CONDELLO.
VINCENZO CARUSO.
PASQUALE POLVERINO.
GIUSEPPE RUSSO.
FILIPPO COSTA.
ATTILIO BONINCONTRO.
DONALD MACKAY.
MARIANGELA PASSIATORE.
ADRIANO RUSCALLA.

1978
UGO TRIOLO.
GIUSEPPE IMPASTATO.
ANTONIO ESPOSITO FERRAIOLI.
SALVATORE CASTELBUONO.
GAETANO LONGO.
PAOLO GIORGETTI.
PASQUALE CAPPUCCIO.
FORTUNATO FURORE.
AUGUSTO RANCILIO.

1979
ALFONSO SGROI.
FILADELFIO APARO.
MARIO FRANCESE.
MICHELE REINA.
GIORGIO AMBROSOLI.
GIORGIO BORIS GIULIANO.
CALOGERO DI BONA.
CESARE TERRANOVA.
LENIN MANCUSO.
GIOVANNI BELLISSIMA.
SALVATORE BOLOGNA.
DOMENICO MARRARA.
VINCENZO RUSSO.
ANTONINO TRIPODO.
ROCCO GIUSEPPE BARILLÀ.
CARMELO DI GIORGIO.
PRIMO PERDONCINI.
BALDASSARRE NASTASI.

1980
PIERSANTI MATTARELLA.
GIUSEPPE VALARIOTI.
EMANUELE BASILE.
GIANNINO LOSARDO.
PIETRO CERULLI.
GAETANO COSTA.
CARMELO JANNÌ.
DOMENICO BENEVENTANO.
MARCELLO TORRE.
VINCENZO ABATE.
GIUSEPPE GIOVINAZZO.
CIRO ROSSETTI.
FILOMENA MORLANDO.
BRUNO VINCI.
GRAZIELLA DE PALO.
ITALO TONI.
ANTONIO COLISTRA.
ADELMO FOSSATI.
SILVIO DE FRANCESCO.
GIUSEPPE GULLÌ.

1981
VITO IEVOLELLA.
SEBASTIANO BOSIO.
LEOPOLDO GASSANI.
GIUSEPPE GRIMALDI.
VINCENZO MULÈ.
DOMENICO FRANCAVILLA.
MARIANO VIRONE.
GIUSEPPE SALVIA.
MARIANO MELLONE.
ROSSELLA CASINI.
GIUSEPPE CUTTITTA.
MICHELE BORRIELLO.
FRANCESCA MOCCIA.
LORENZO CROSETTO.

1982
LUIGI D'ALESSIO.
ROSA VISONE.
NICOLÒ PIOMBINO.
ANTONIO SALZANO.
PIO LA TORRE.
ROSARIO DI SALVO.
GENNARO MUSELLA.
GIUSEPPE LALA.
DOMENICO VECCHIO.
ANTONIO VALENTI.
RODOLFO BUSCEMI.
MATTEO RIZZUTO.
SILVANO FRANZOLIN.
LUIGI DI BARCA.
SALVATORE RAITI.
GIUSEPPE DI LAVORE.
ANTONINO BURRAFATO.
SALVATORE NUVOLETTA.
ANTONIO AMMATURO.
PASQUALE PAOLA.
PAOLO GIACCONE.
VINCENZO SPINELLI.
CARLO ALBERTO DALLA CHIESA.
EMANUELA SETTI CARRARO.
DOMENICO RUSSO.
CALOGERO ZUCCHETTO.
CARMELO CERRUTO.
SIMONETTA LAMBERTI.
GIULIANO PENNACCHIO.
ANDREA MORMILE.
LUIGI CAFIERO.
ANTIMO GRAZIANO.
GENNARO DE ANGELIS.
ANNAMARIA ESPOSITO.
ANTONIO DE ROSA.
ELIO DI MELLA.
SALVATORE DRAGONE.
MARIO LATTUCA.
GIOVANNI GAMBINO.
FRANCESCO BORRELLI.
ALFREDO AGOSTA.
FRANCESCO PANZERA.
VINCENZO ENEA.

1983
GIANGIACOMO CIACCIO MONTALTO.
PASQUALE MANDATO.
SALVATORE POLLARA.
MARIO D'ALEO.
GIUSEPPE BOMMARITO.
PIETRO MORICI.
BRUNO CACCIA.
ROCCO CHINNICI.
SALVATORE BARTOLOTTA.
MARIO TRAPASSI.
STEFANO LI SACCHI.
SEBASTIANO ALONGI.
FRANCESCO IMPOSIMATO.
DOMENICO CELIENTO.
ANTONIO CRISTIANO.
NICANDRO IZZO.
GIOACCHINO CRISAFULLI.
FRANCESCO BRUNITTO.
SALVATORE ZANGARA.
PATRIZIA SCIFO.
VITTORIO SCIFO.
LUIGI CANGIANO.
LIA PIPITONE.
SIMONE DI TRAPANI.
GIUSEPPE BERTOLAMI.

1984
GIUSEPPE FAVA.
RENATA FONTE.
CRESCENZO CASILLO.
GIOVANNI CALABRÒ.
COSIMO QUATTROCCHI.
FRANCESCO QUATTROCCHI.
MARCELLO ANGELINI.
SALVATORE SCHIMMENTI.
GIOVANNI CATALANOTTI.
ANTONIO FEDERICO.
PAOLO CANALE.
GIOVANBATTISTA ALTOBELLI.
LUCIA CERRATO.
ANNA MARIA BRANDI.
ANNA DE SIMONE.
GIOVANNI DE SIMONE.
NICOLA DE SIMONE.
LUISELLA MATARAZZO.
MARIA LUIGIA MORINI.
FEDERICA TAGLIALATELA.
ABRAMO VASTARELLA.
PIER FRANCESCO LEONI.
SUSANNA CAVALLI.
ANGELA CALVANESE.
CARMINE MOCCIA.
VALERIA MORATELLO.
MICHELE BRESCIA.
SANTO CALABRESE.
ANTIOCO COCCO.
VINCENZO VENTO.
PIETRO BUSETTA.
SALVATORE SQUILLACE.
FRANCESCO FABBRIZZI.
SALVATORE MELE.
BRUNO ADAMI.

1985
PIETRO PATTI.
GIUSEPPE MANGANO.
GIOACCHINO TAGLIALATELA.
SERGIO COSMAI.
GIOVANNI CARBONE.
BARBARA RIZZO ASTA.
GIUSEPPE ASTA.
SALVATORE ASTA.
BEPPE MONTANA.
ANTONINO CASSARÀ.
ROBERTO ANTIOCHIA.
GIUSEPPE SPADA.
ANTONIO ENRICO MONTELEONE.
GIANCARLO SIANI.
BIAGIO SICILIANO.
GIUDITTA MILELLA.
CARMINE TRIPODI.
GRAZIELLA CAMPAGNA.
GIUSEPPE MACHEDA.
ROBERTO PARISI.
MARIO DIANA.
MARCO PADOVANI.
GIANLUCA CANONICO.
DOMENICO DEMAIO.

1986
PAOLO BOTTONE.
GIUSEPPE PILLARI.
FILIPPO GEBBIA.
ANTONIO MORREALE.
FRANCESCO ALFANO.
VITTORIO ESPOSITO.
SALVATORE BENIGNO.
CLAUDIO DOMINO.
FILIPPO SALSONE.
ANTONIO SABIA.
GIOVANNI GIORDANO.
NUNZIATA SPINA.
ANTONIO BERTUCCIO.
FRANCESCO PRESTIA.
DOMENICA DE GIROLAMO.
LUIGI STAIÀNO.
MARIO FERRILLO.
SALVATORE LEDDA.
GIOVANNI GARCEA.
SEBASTIANO MORABITO.
NINO D'UVA.
LUIGI AJOVALASIT.

1987
GIUSEPPE RECHICHI.
ROSARIO IOZIA.
GIUSEPPE CUTRUNEO.
ROSARIO MONTALTO.
ANTONIO CIVININI.
CARMELO GANCI.
LUCIANO PIGNATELLI.
GIOVANNI DI BENEDETTO.
COSIMO ALEO.
ANIELLO GIORDANO.
GIOVANNI MILETO.
ANTONINO SCIRTÒ.
PAOLO SVEZIA.

1988
GIUSEPPE INSALACO.
GIUSEPPE MONTALBANO.
NATALE MONDO.
DONATO BOSCIA.
GRAZIA SCIMÈ.
FRANCESCO MEGNA.
ALBERTO GIACOMELLI.
ANTONINO SAETTA.
STEFANO SAETTA.
MAURO ROSTAGNO.
LUIGI RANIERI.
CARMELO ZACCARELLO.
GIROLAMO MARINO.
ANIELLO CORDASCO.
GIULIO CAPILLI.
PIETRO RAGNO.
ABED MANYAMI.
RAFFAELE ANTONIO TALARICO.
MICHELE VIRGA.
GIUSEPPE MASCOLO.
FRANCESCO SALZANO.
GIANFRANCO TREZZI.

1989
FRANCESCO CRISOPULLI.
GIUSEPPE CARUSO.
FRANCESCO PEPI.
MARCELLA TASSONE.
NICOLA D'ANTRASSI.
VINCENZO GRASSO.
PAOLO VINCI.
SALVATORE INCARDONA.
ANTONINO AGOSTINO.
IDA CASTELLUCCIO.
DOMENICO CALVIELLO.
ANNA MARIA CAMBRIA.
CARMELA PANNONE.
PIETRO GIRO.
DONATO CAPPETTA.
CALOGERO LORIA.
FRANCESCO LONGO.
GIOVANBATTISTA TEDESCO.
COLIN WINCHESTER.
GIACOMO CATALANO.
PIETRO POLARA.
NICOLINA BISCOZZI.
PASQUALE PRIMERANO.
PASQUALE MIELE.
GIUSEPPE TIZIAN.
JERRY ESSAN MASSLO.
GAETANO DE CICCO.
DOMENICO GUARRACINO.
SALVATORE BENAGLIA.
GAETANO DI NOCERA.
MICHELE PIROMALLI.
CLAUDIO VOLPICELLI.
ANDREA CORTELLEZZI.
ANTONIO D'ONUFRIO.
VINCENZO MEDICI.

1990
GIUSEPPE TALLARITA.
NICOLA GIOITTA IACHINO.
EMANUELE PIAZZA.
GIUSEPPE TRAGNA.
GIOVANNI BONSIGNORE.
ANTONINO MARINO.
ROSARIO LIVATINO.
ALESSANDRO ROVETTA.
FRANCESCO VECCHIO.
ANDREA BONFORTE.
GIOVANNI TRECROCI.
SAVERIO PURITA.
ANGELO CARBOTTI.
DOMENICO CATALANO.
MARIA MARCELLA.
VINCENZO MICELI.
ELISABETTA GAGLIARDI.
GIUSEPPE ORLANDO.
MICHELE ARCANGELO TRIPODI.
PIETRO CARUSO.
NUNZIO PANDOLFI.
ARTURO CAPUTO.
ROBERTO TICLI.
MARIO GRECO.
ROSARIO SCIACCA.
GIUSEPPE MARNALO.
STEFANO VOLPE.
FRANCESCO OLIVIERO.
COSIMO DURANTE.
ANGELO RAFFAELE LONGO.
RAFFAELA SCORDO.
CALOGERO LA PIANA.
ANTONIO NUGNES.
PASQUALE FELICIELLO.
MARCO TEDESCHI.
FERDINANDO BARBALACE.
MARCELLA DI LEVRANO.
SERGIO ESPOSITO.
ANDREA ESPOSITO.
TOBIA ANDREOZZI.
ANTONINO PONTARI.
PIERO CARPITA.
LUIGI RECALCATI.
GIUSEPPE SOTTILE.

1991
VALENTINA GUARINO.
ANGELICA PIRTOLI.
GIUSEPPE SCEUSA.
SALVATORE SCEUSA.
VINCENZO LEONARDI.
ANTONIO CARLO CORDOPATRI.
ANGELO RICCARDO.
DEMETRIO QUATTRONE.
NICOLA SOVERINO.
ANDREA SAVOCA.
DOMENICO RANDÒ.
GIOVANNA SANDRA STRANIERI.
ANTONIO SCOPELLITI.
LIBERO GRASSI.
FABIO DE PANDI.
GIUSEPPE ALIOTTO.
ANTONIO RAMPINO.
SILVANA FOGLIETTA.
SALVATORE D'ADDARIO.
RENATO LIO.
FRANCESCO TRAMONTE.
PASQUALE CRISTIANO.
STEFANO SIRAGUSA.
ALBERTO VARONE.
FELICE DARA.
VINCENZO SALVATORI.
SERAFINO OGLIASTRO.
GIUSEPPE GRIMALDI.
SALVATORA TIENI.
NICOLA GUERRIERO.
GIUSEPPE SORRENTI.
ANTONIO VALENTI.
NUNZIANTE SCIBELLI.
VINCENZO GIORDANO.
SALVATORE VINCENZO SURDO.
GASPARE PALMERI.
IGNAZIO ALOISI.
ONOFRIO ADDESI.
FRANCESCO AUGURUSA.
GIUSEPPE PICCOLO.
PASQUALE MALGERI.
ANTONINO LODOVICO BRUNO.
CIRINO CATALANO.

1992
SALVATORE AVERSA.
LUCIA PRECENZANO.
PAOLO BORSELLINO.
ANTONIO RUSSO.
FORTUNATO ARENA.
CLAUDIO PEZZUTO.
SALVATORE MINEO.
GIULIANO GUAZZELLI.
GIOVANNI FALCONE.
FRANCESCA MORVILLO.
ROCCO DICILLO.
ANTONIO MONTINARO.
VITO SCHIFANI.

PAOLO BORSELLINO.
AGOSTINO CATALANO.
EDDIE WALTER COSINA.
EMANUELA LOI.
VINCENZO LI MULI.
CLAUDIO TRAÌNA.
RITA ÀTRIA.
PAOLO FICALÒRA.
LUIGI SÀPIO.
EGIDIO CAMPANIELLO.
GIORGIO VILLÀN.
PASQUALE DI LORENZO.
GIOVANNI PANUNZIO.
GAETANO GIORDANO.
GIUSEPPE BORSELLINO.
ANTONIO TAMBORINO.
MAURO MANIGLIO.
RAFFAELE VITIELLO.
EMANUELE SAÙNA.
GIOVANNI LIZZIO.
ANTONIO DI BONA.
GIOVANNI CARNICELLA.
ANTONIO MUTO.
PASQUALE AURIEMMA.

1993
BEPPE ALFANO.
ADOLFO CARTISANO.
PASQUALE CAMPANELLO.
VINCENZO D'ANNA.
VINCENZO VITALE.
GENNARO FALCO.
NICOLA REMONDINO.
DOMENICO NICOLÒ PANDOLFO.
MAURIZIO ESTATE.
FABRIZIO NENCIONI.
ANGELA FIUME.
NADIA NENCIONI.
CATERINA NENCIONI.
DARIO CAPOLICCHIO.
DOMENICO NICITRA.
CARLO LA CATENA.
STEFANO PICERNO.
SERGIO PASOTTO.
ALESSANDRO FERRARI.
MOUSSAFIR DRISS.
GIUSEPPE PUGLISI.
RAFFAELE DI MERCURIO.
ANDREA CASTELLI.
ANGELO CARLISI.
CALOGERO ZAFFUTO.
RICCARDO VOLPE.
ANTONINO VASSALLO.
FRANCESCO NAZZARO.
GIORGIO VANOLI.
LUIGI IANNOTTA.
ANTONINO SPARTÀ.
SALVATORE SPARTÀ.
PIETRO VINCENZO SPARTÀ.
GIUSEPPE MARINO.
ANTONIO MAZZA.

1994
VINCENZO GAROFALO.
ANTONINO FAVA.
GIUSEPPE DIANA.
ILARIA ALPI.
MIRAN HROVATIN.
LUIGI BODENZA.
IGNAZIO PANEPINTO.
MARIA TERESA PUGLIESE.
GIOVANNI SIMONETTI.
SALVATORE BENNICI.
CALOGERO PANEPINTO.
FRANCESCO MANISCALCO.
NICHOLAS GREEN.
MELCHIORRE GALLO.
GIUSEPPE RUSSO.
COSIMO FABIO MAZZOLA.
LILIANA CARUSO.
AGATA ZUCCHERO.
LEONARDO SANTORO.
PALMINA SCAMARDELLA.
ANTONIO NOVELLA .
FRANCESCO ALOI.
FRANCESCO BRUNO.
ANGELO CALABRÒ.
SAVERIO LIARDO.
ANTONIO D'AGOSTINO.
1995
FRANCESCO BRUGNANO.
FRANCESCO MARCONE.
SERAFINO FAMÀ.
GIOACCHINO COSTANZO.
PETER IWULE ONJEDEKE.
FORTUNATO CORREALE.
ANTONINO BUSCEMI.
GIUSEPPE MONTALTO.
GIUSEPPE CILIA.
CLAUDIO MANCO.
ANTONIO BRANDI.
GIAMMATTEO SOLE .
GENOVESE PAGLIUCA.
PIETRO SANUA.
PIERANTONIO SANDRI.
GIUSEPPE GIAMMONA.
GIOVANNA GIAMMONA.
FRANCESCO SAPORITO.
NATALE DE GRAZIA.
CESARE BOSCHIN.
MICHELE CIARLO.
GIOVANNI CARBONE.
MARCELLO PALMISANO.

1996
GIUSEPPE DI MATTEO.
FRANCESCO TAMMONE.
GIUSEPPE PUGLISI.
ANNAMARIA TORNO.
GIOVANNI ATTARDO.
DAVIDE SANNINO.
SANTA PUGLISI.
SALVATORE BOTTA.
SALVATORE FRAZZETTO.
GIACOMO FRAZZETTO.
MARIA ANTONIETTA SAVONA.
RICCARDO SALERNO.
GIOACCHINO BISCEGLIA.
ROSARIO MINISTERI.
CALOGERO TRAMÙTA.
CELESTINO FAVA.
ANTONINO MOIO.
RAFFAELE PASTORE.
ANTONINO POLIFRONI.
SALVATORE MANZI.
CONCETTA MATARAZZO.
MICHELE CAVALIERE.
FRANCESCO GIORGINO.

1997
GIUSEPPE LA FRANCA.
CIRO ZIRPOLI.
GIULIO CASTELLINO.
AGATA AZZOLINA.
RAFFAELLA LUPOLI.
SILVIA RUOTOLO.
ANGELO BRUNO.
FRANCESCO MARZANO.
ANDREA DI MARCO.
AMBROGIO MAURI.

1998
INCORONATA SOLLAZZO.
MARIA INCORONATA RAMELLA.
ERILDA ZTAUSCI.
SALVATORE DE FALCO.
ROSARIO FLAMINIO.
ALBERTO VALLEFUOCO.
GIUSEPPINA GUERRIERO.
LUIGI IOCULANO.
DOMENICO GERACI.
ANTONIO CONDELLO.
MARIA ANGELA ANSALONE.
GIUSEPPE MARIA BICCHERI.
GIUSEPPE MESSINA.
GRAZIANO MUNTONI.
GIOVANNI GARGIULO.
GIOVANNI VOLPE.
ORAZIO SCIASCIO.
GIUSEPPE IACONA.
DAVIDE LADINI.
SAVERIO IERACE.
ANTONIO FERRARA.

1999
SALVATORE OTTONE.
ROSARIO SALERNO.
STEFANO POMPEO.
FILIPPO BASILE.
HISO TELARAY.
MATTEO DI CANDIA.
VINCENZO VACCARO NOTTE.
LUIGI PULLI.
RAFFAELE ARNESANO.
RODOLFO PATERA.
ENNIO PETROSINO.
ROSA ZAZA.
ANNA PACE.
MARCO DE FRANCHIS.
FRANCESCO SALVO.

2000
ANTONIO LIPPIELLO.
SALVATORE VACCARO NOTTE.
ANTONIO SOTTILE.
ALBERTO DE FALCO.
FERDINANDO CHIAROTTI.
FRANCESCO SCERBO.
GIUSEPPE GRANDOLFO.
DOMENICO GULLACI.
MARIA COLANGIULI.
HAMDI LALA.
GAETANO DE ROSA.
SAVERIO CATALDO.
DANIELE ZOCCOLA.
SALVATORE DE ROSA.
GIUSEPPE FALANGA.
LUIGI SEQUINO.
PAOLO CASTALDI.
GIANFRANCO MADIA.
VALENTINA TERRACCIANO.
RAFFAELE IORIO.
FERDINANDO LIGUORI.

2001
TINA MOTOC.
MICHELE FAZIO.
CARMELO BENVEGNA.
STEFANO CIARAMELLA.

2002
FEDERICO DEL PRETE.
TORQUATO CIRIACO.
HUSAN BALIKÇI.
ANTONIO PETITO.
GIUSEPPE FRANCESE.
FRANCESCO SANTANIELLO.

2003
DOMENICO PACILIO.
GAETANO MARCHITELLI.
CLAUDIO TAGLIALATELA.
PAOLINO AVELLA.
MICHELE AMICO.
GIUSEPPE ROVESCIO.
ANTONIO VAIRO.
PAOLO BAGNATO.

2004
BONIFACIO TILOCCA.
ANNALISA DURANTE.
STEFANO BIONDI.
PAOLO RODÀ.
GELSOMINA VERDE.
DARIO SCHERILLO.
MATILDE SORRENTINO.
FRANCESCO ESTATICO.
FABIO NUNNERI.
MASSIMILIANO CARBONE.
ANTONIO LANDIERI.
FRANCESCO GRAZIANO.
ANTONIO GRAZIANO.
ANTONIO MAIORANO.
ATTILIO MANCA.

2005
FRANCESCO ROSSI.
ATTILIO ROMANÒ.
FRANCESCO FORTUGNO.
GIUSEPPE RICCIO.
DANIELE POLIMENI.
GIANLUCA CONGIUSTA.
PEPE TUNEVIC.
EMILIO ALBANESE.

2006
SALVATORE BUGLIONE.
DANIELE DEL CORE.
LORIS DI ROBERTO.
RODOLFO PACILIO.
MICHELE LANDA.
ANTONIO PALUMBO.
ANNA POLITIKOVSKAJA.
GIUSEPPE D'ANGELO.
LUCA COTTARELLI.

2007
LUIGI SICA.
FRANCESCO GAITO.
UMBERTO IMPROTA.
GIUSEPPE VEROPALUMBO.
LUIGI RENDE.
CARMELA FASANELLA.
ROMANO FASANELLA.
DOMENICO DE NITTIS.
FILIPPO SALVI.

2008
MARIO COSTABILE.
DOMENICO NOVIELLO.
MARCO PITTONI.
RAFFAELE GARGIULO.
RAFFAELE GRANATA.
GIUSEPPE MINOPOLI.
LORENZO RICCIO.
RAFFAELE MANNA.
SAMUEL KWAKU.
CRISTOPHER ADAMS.
ERIC AFFUM YEBOAH.
KWAME ANTWI JULIUS FRANCIS.
EL HADJI ABABA.
ALEX GEEMES.
FRANCESCO ALIGHIERI.
GABRIELE ROSSI.
ANTONIO CIARDULLO.
ERNESTO FABOZZI.

2009
DOMENICO GABRIELE.
PETRU BIRLANDEANU.
GAETANO MONTANINO.
NICOLA NAPPO.
LEA GAROFALO.
ANTONIO CANGIANO.

2010
TERESA BUONOCORE.
ANGELO VASSALLO.
GIANLUCA CIMMINIELLO.
CARMINE CANNILLO.

2011
VINCENZO LIGUORI.
GIUSEPPE MIZZI.
CARLO CANNAVACCIUOLO.

2012
ANDREA NOLLINO.
PASQUALE ROMANO.
FILIPPO CERAVOLO.

2014
NICOLA CAMPOLONGO.
DOMENICO PETRUZZELLI.
VINCENZO FERRANTE.
ROBERTO MANCINI.

2015
DOMENICO MARTIMUCCI.





 

Di granturco, soia e luppolo

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Ieri mi sono presa una ciucca felice, il 3/4 mi ha recuperata in ambulatorio, abbiamo fatto la spesa ché il frigo piangeva, abbiamo riempito il frigo e l'abbiamo abbandonato a se stesso, abbiamo preso la macchina e ce ne siamo andati sotto ai colli, la soia e il granturco facevano un po' come Noè: riemergevano dalle acque dopo giorni di pioggia.
Ci siamo seduti a chiacchierare davanti ad una birra scura, dolce, corposa, profumata e altresì considerevolmente alcolica, e il sole è spuntato rosso ed enorme da sotto  una nuvola color delle prugne mature, imbrigliato tra il colle e il "formenton" zuppo, e poi è andato a dormire.
Siamo rimasti allegrotti a raccontarcela.
Le riforme costituzionali sono un ottimo argomento a certe ore del giorno - o della sera, fate voi - a certe gradazioni alcoliche, in italie come queste.

Incipit: Mi chiamo Lucy Barton

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Ci fu un tempo, ormai molti anni fa, in cui dovetti trascorrere quasi nove settimane in ospedale. succedeva a New York e la notte, dal mio letto, vedevo davanti a me il grattacielo Chrysler con la sua scintillante geometria di luci. Il giorno spegneva la bellezza dell'edificio che, a poco a poco, ridiventava l'ennesima immane architettura stagliata contro il cielo azzurro e, come le altre, remota, silenziosa, altera. Era il mese di maggio e poi di giugno e ricordo che me ne stavo alla finestra a guardare il marciapiede sotto di me e a osservare le donne giovani - cioè della mia età - in abiti leggeri, a spasso nella pausa di pranzo; le vedevo chiacchierare muovendo la testa, mentre le loro camicette tremavano riempiendosi di brezza. e pensavo che mai e poi mai, una volta dimessa dall'ospedale, avrei potuto andare a passeggio senza ringraziare il cielo di essere di nuovo una di quelle donne, e per molti anni lo feci: mi rivedevo mentalmente alla finestra dell'ospedale e mi sentivo felice di calcare il marciapiede.


Elizabeth Strout. Mi chiamo Lucy Barton. Einaudi. Traduzione Susanna Basso

La complessità dei rapporti umani è materia che Elizabeth Strout sa maneggiare con maestria e Mi chiamo Lucy Barton ne è l'ennesima prova. La famiglia Barton è povera, di più, è misera.
Di solito si dice che i bambini accettano la propria condizione e la considerano normale, ma sia Vicky che la sottoscritta ci rendevamo conto di essere diverse. 
I  rapporti nella famiglia Barton, composta di padre, madre due figlie femmine ed un figlio maschio sono miseri come le loro finanze, la penuria di tutto è la loro sostanza, eppure, non vi è dubbio che, anche all'interno di  quella disastrata  famiglia, i rapporti interpersonali siano fondanti.
Come sai come sei fatto (...) se non hai mai sentito anima viva dirti che sei bella e in compenso, quando ti cresce il seno, tua madre commenta che stai incominciando ad assomigliare a una delle vacche nella stalla dei Pederson?
Il libro è imperniato sulla visita che la madre di Lucy le fa in ospedale, dopo anni in cui i rapporti si sono interrotti, dopo che il marito di Lucy ha ritenuto oppurtuno avvisare la famiglia delle sue condizioni. Per cinque giorni e cinque notti la madre siede al capezzale della figlia, dimostrando il legame che non ha mai ritenuto importante esplicitare, senza mai dichiararle apertamente l'affetto. Dopo cinque giorni se ne va, allo stesso modo in cui era arivata: Non so se mi diede un bacio per salutarmi, non ho idea, ma non riesco a immaginare che l'abbia fatto. Non ricordo che mi abbia mai baciato mia madre
E' l'occasione per Lucy di fare il punto sulla sua intera esistenza.
Le sue storie d'amore pregresse: Puoi essere disposta a rinunciare ai bambini che hai sempre voluto, a sopportare commenti sul tuo passato, o i vestiti che ti metti, e poi invece una frase da niente, e l'anima ti si affloscia edice:Oh.
I suoi stati d'animo: Quello della solitudine era il primo sapore che avevo assaggiato nella vitae non se ne andava più.
La società : Molte donne, e qualche uomo, si radunano in sala d'attesa ad aspettare la dottoressa che permetterà loro di non somigliare a un vecchio, a una persona preoccupata o alla loro madre.
Il suo matrimonio: Una cosa posso dirvela però: aveva ragione mia madre, ci sono stati guai nel mio matrimonio. e quando le figlie avevano diciannove e vent'anni, io lasciai il loro padre e ormai ci siamo risposati tutti e due. Certi giorni ho la sensazione di amarlo più di quando eravamo sposati, ma si fa presto a pensarla così adesso: siamo liberi l'uno dall'altra, eppure no, e non lo saremo mai del tutto. 
Se avete già letto la Strout, Lucy Barton sarà un ritrovarla, se non l'avete mai letto Lucy Barton sarà un buon modo di fare la sua conoscenza

Il ritardo

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Botero



La donna lavorava da anni per la piccola ditta di minuterie metalliche, era una specie di factotum, in realtà il suo titolare sapeva perfettamente che senza Ilaria la ditta sarebbe andata ad allungare, già da almeno tre anni, la lunga lista dei cadaveri decomposti che un tempo rappresentavano la fiorente piccola-media industria italica. Quando non sembravano più esserci commesse, quando i conti sembravano virare minacciosamente verso il rosso, Ilaria cavava il coniglio dal cilindro e, seppur con la ridotta innestata, la macchina, anche se sbuffando e gemendo, si rimetteva in moto. Come faceva non si sapeva. Partiva in giro per lo stivale e tornava con le commesse, certo non quelle di un tempo, ma quel tanto che bastava, con un po' di cassa integrazione a turno, a non lasciare a casa nessuno. Ilaria aveva una voce che era velluto, faceva sognare tutti gli acquirenti, poi al momento delle presentazioni la femme fatale si palesava come un enorme burroso bignè con le fossette sulle nocche delle mani ed una stazza imponente. In quella sera di mezza estate Ilaria si trovava in una pensioncina due stelle di una città del nordest in attesa di un colloquio con il titolare di una società che avrebbe potuto rappresentare un nuovo giro di manovella per gli affari della ditta, se non si era arrivati al baratto poco ci mancava, ormai ci si guardava negli occhi tra persone serie e si stilavano strategie che evitassero il più possibile di dover ricorrere al credito delle banche, neanche Bonaparte prima della Beresina faceva tali piani strategici. Ilaria era una donna intelligente, spiritosa che aveva, non si sa dove, un tarlo che minava il suo amor proprio, il tarlo divorava e lei mangiava di tutto per saziare il tarlo, provando a zittirlo, consapevole che invece avrebbe continuato a pretendere, ma più mangiava e più quello minava le fondamenta dell'autostima di Ilaria: la macchina da guerra negli affari era una donna senza uno straccio di vita privata; leggeva, ascoltava musica, aveva tre o quattro amiche di vecchia data, ma da anni nessuna presenza maschile degna di tale nome. In quella notte di mezza estate, con l'aria condizionata della pensione fuori uso, le pieghe della grossa Ilaria si stavano trasformando in una tortura, aveva provato a fare una doccia, aveva raccolto i capelli in uno chignon, aveva provato a sventolarsi con il libro che stava tentando di leggere senza mai smuoversi dalla pagina e perfino dalla riga, tale era il suo tormento; si era seduta vicino alla finestra, ma l'aria era da ore ferma e densa, perfino il tempo sembrava non scorrere più, si era liquefatto. Ilaria aveva già bevuto le due lattine di analcolico che c'erano nel minuscolo frigobar, di passare all'alcool con quel caldo non se ne parlava davvero, la pensione non prevedeva servizio in camera così si infilò un prendisole di lino che aveva in valigia e scese alla ricerca di qualcosa di fresco, l'abito le si incollò addosso immediatamente. si avventurò fino alla "reception" non v'era traccia di anima viva, chissà dove si era infilato a dormire il portiere di notte, provò a schiarire la gola, finse qualche colpo di tosse, ma non si presentò nessuno, così pensò di cercare la cucina da sola, girovagò per il piano terra e d'improvviso da una porta semi chiusa comparve una lama di luce; Ilaria bussò e titubante domandò "è permesso?", un uomo collocabile al limite sfumato della gioventù sedeva sulle piastrelle consumate dagli anni e dal continuo calpestio della cucina, la porta aperta del frigo era stato il richiamo luminoso che aveva condotto Ilaria fino a lui, si intuiva nella postura la consapevolezza di una bellezza, comunque ormai sciupata, forse da troppa consapevolezza, forse da troppe sigarette, sicuramente da troppe birre, anche in quel momento ne stava bevendo una  che appariva fresca ed invitante alla grondante Ilaria. L'uomo le fece cenno di entrare,  "posso esserle di aiuto?" disse, ma non accennò minimamente ad alzarsi. "In realtà cercavo qualcosa da bere" disse lei; l'uomo fece un cenno verso il frigo come ad invitarla ad accomodarsi. Lei lo guardò un attimo e guardò il frigo, impacciata sul da farsi, poi il caldo e la sete ebbero la meglio e si chinò verso il frigo, un esercito schierato di bottiglie di birra trasudanti freschezza erano pronte al ratto, Ilaria colse la prima al centro quasi a voler sparigliare l'esercito, portò la bottiglia alla fronte e quindi al collo per rinfrescarsi poi sentì qualcosa che la bruciava più del caldo che l'aveva portata fino a lì, sentì lo sguardo dell'uomo posato sulle sue carni e da quello che vi lesse sentì che la birra di colpo si era trasformata nella mela di Eva nell'Eden e come Eva si sentì nuda, di più si sentì forme, volumi e materia; e forme, volumi e materia d'improvviso avevano esigenze sopite da troppo tempo, la piena ruppe gli argini.
Fu una donna diversa a varcare la soglia della pensione Berrutti il mattino dopo, l'orologio le diceva che aveva ventitrè minuti di ritardo sull'appuntamento di lavoro, Ilaria guardò l'orologio con stupore e sorrise, una ciocca di capelli ancora umida scese dallo scomposto chignon

Incipit: Quello che non ti ho mai detto

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Lydia è morta. Ma questo ancora non lo sa nessuno. 3 maggio 1977, sei e mezza del mattino, nessuno sa nulla se non una semplice cosa: Lydia è in ritardo per colazione.

Celeste Ng. Quello che non ti ho mai detto. Bollati Boringhieri. traduzione Manuela Faimali



La mia è una preghiera, leggete questo libro, la più bella lettura che abbia fatto da anni. Struggente, doloroso ma mai compiaciuto, una scrittura scorrevolissima eppure densa. La capacità di analizzare le dinamiche familiari che si vanno distorcendo sotto il peso di ciò che non si dice, delle aspettative tradite, delle difficoltà di integrazione, dei pregiudizi, del peso di dover raggiungere obiettivi per interposta persona. Lydia ha appena compiuto 16 anni quel giorno di maggio, ha gli occhi del colore di sua madre, azzurri come un cielo terso, ma con il taglio di suo padre che è cinese di origine e tiene all'università un corso dal titolo "il cowboy nella cultura americana". Lydia ha sogni prestati da altri e vive una vita che non le appartiene, ha un fratello, adorato, che guarda le stelle e una sorellina che sa guardare dentro ad ogni uomo, in profondità. Tutti i personaggi sono magistralmente scolpiti senza pietà per le miserie che la condizione umana riserva a noi tutti. Un capolavoro, sempre sia lodato lo spacciatore che me l'ha consigliato

Sentirsi tutt'uno con il mondo

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Padova è tappezzata di questi.

Domanda:

Gli austriaci hanno un senso dell'umorismo tutto particolare
o stanno a pigliàpel?

Incipit: Noi

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L'estate scorsa, poco prima che nostro figlio partisse per il college, mia moglie mi svegliò nel cuore della notte.
Subito pensai che fosse per i ladri. Da quando ci eravamo trasferiti in campagna bastava uno scricchiolio, uno schiocco, un fruscio a farla trasalire. Io cercavo di rassicurarla:sono i caloriferi, dicevo, le travi che si contraggono o si espandono, le volpi. Sì, volpi che si portano via il laptop o le chiavi della macchina! rispondeva, e restavamo sdraiati con le orecchie tese. C'era sempre il pulsante dell'antifurto, accanto al letto, ma non mi pareva il caso di usarlo, col rischio di dar fastidio a qualcuno... ai ladri, per esempio.
Non sono particolarmente coraggioso, né dotato di un fisico imponente, ma quella notte guardai l'ora - le quattro e qualcosa - sospirai, sbadigliai e scesi di sotto, scavalcando il nostro inutile cane. Mi trascinai di stanza in stanza e dopo aver controllato porte e finestre risalii in camera.
"E' tutto a posto" dissi. "Dev'essere l'aria nei tubi dell'acqua".
"Ma di che stai parlando?" fece Connie, tirandosi su.
"Non ci sono ladri in giro"
"E chi ha parlato di ladri?" Ho detto che secondo me il nostro matrimonio è arrivato al capolinea, Douglas. Penso che ti lascerò"


David Nicholls. Noi. Neri Pozza. Traduzione Massimo Ortelio


Di "Un giorno" avevo parlato qui, e soprattutto è stato un tale caso letterario che probabilmente molti di voi lo hanno letto o quanto meno ne hanno sentito parlare. Noi mi ha confermato Nicholls come un naratore dalla scrittura facile e coinvolgente. Piglia la storia di un amore, la seziona , ti ci accompagna per mano, mescola la cronologia degli eventi e te lo racconta tutto: dall'inizio alla fine. La scrittura di Nicholls pare fatta apposta per trarci la sceneggiatura di un film, ormai è una tendenza comune, tuttavia, se uno cerca una lettura estiva piacevole e scorrevole Noi fa al caso suo

Una nuvola non è mai uno specchio

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Le parole sulle nuvole
sono nuvole loro stesse

Se nevica in una nuvola,
solo la nuvola lo sa

Per ogni nuvola c'è un'altra nuvola

Una nuvola sogna solo triangoli

Una nuvola è una stagione di bianco

Lo sfolgorio delle nuvole è falsità

Le nuvole sono state disossate

Al museo delle nuvole
è esposta solo Biancaneve

Le nuvole sono frutta soffice

Lo scorrere delle nuvole è come pomeriggio dopo pomeriggio

Se un pappagallo si perde in una nuvola diviene arcobaleno

Le nuvole sono innamorate
degli orizzonti

Si parla in una nuvola
come in un telefono

Un cielo senza nuvole
è calvo e azzurro

Le nuvole del mare
profumano di mare

Mark Strand


Discese bagnate

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Se le previsioni del tempo ti concedono un solo giorno utile, di quelli che hai liberi, in tre mesi, per andare sui monti, che fai?
Naturalmente punti la sveglia alle sei e parti, destinazione Monte Asolone, massiccio del Grappa, che non tradisce mai, ci sali sempre da un sentiero diverso e non delude. Il cielo non ha una nuvola neanche dipinta, terso, una brezzolina accompagna l'inizio della salita. Benedici il genio milatare, compagnia minatori che nel 1916 fece quel sentiero che parte dalla piazza di Cismon, atto ai muli, senza strappi, va su dolce dolce, mai una variazione di passo, su per la Val Goccia, e prendi il ritmo: un passo e un respiro, ché dopo tre mesi di fermo le gambe si devono rodare ed il fiato pure.
Il maggiociondolo è in piena fioritura illumina e profuma il cammino


Poi il paesaggio si apre prima dell'ultimo, erto, strappo fino al sentiero di cresta




Di fronte a te dalla cima del Monte Asolone vedi la cima del Grappa e l'ossario, immancabilmente nascosto dalle nubi, in questo caso nere e minacciose. Ti mangi il pane con la mortazza davanti ad una malga. Ci sono vacche francesi con vitellini così piccoli che uno sembra ancora incerto sulle zampe



Chiudi gli occhi per un pisolo, ma sono i tuoni a svegliarti, le nuvole, non previste arrivano inesorabili


E così ti avvii alla discesa e benedici nell'ordine:

  • il 3/4 che ti fa portere anche la mamma gonfiabile nello zaino e quindi pure l'ombrellino
  • l'inventore del Goretex che ti tiene i piedi asciutti e pure le spalle
  • l'idea di tenere un sacchetto di riserva nello zaino dove ficcare documenti e cartine e tutto ciò che può inzupparsi
Perché in Val Goccia le gocce che hai accumulato sono davvero troppe.
Cambi improvvisamente parere sui sentieri della Grande guerra perché: fatti in salita e asciutti sono una benedizione, ma in discesa e bagnati sono una congiura, le pietre ormai lisce dopo un secolo di transiti sono insidiosissime e riesci a piantare il sedere per terra due volte nonostante ti muova con circospezione e con il passo di una cinese dai fiori di loto, rallentando a dismisura il ritmo peggio che in salita e invidi molto il camoscio che, incurante della pioggia, del terreno bagnato e della pendenza, viene giù dalla Gusella di Santo Stefano alla velocità di un TGV sfrecciandoti davanti. Arrivati in piazza a Cismon il sole splende nuovamente, anche se per poco


L'estate tutta insieme

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Labokoff




mi leverei di torno l'estate
con un gesto stizzito ed un sorrisetto,
come fa la massaia con la mosca.

Se entro un anno potessi rivederti,
avvolgerei in gomitoli i mesi,
per poi metterli in cassetti separati -
per paura che i numeri si mescolino.

Se mancassero ancora alcuni secoli,
li conterei ad uno ad uno sulla mano -
sottraendo, finchè non mi cadessero
le dita nella terra della Tasmania.

Se fossi certa che, finita questa vita,
io e te vivremo ancora -
come una buccia la butterei lontano -
e accetterei l'eternità all'istante.

Ma ora, incerta della dimensione
di questa che sta in mezzo,
la soffro come l'ape-spiritello
che non preannuncia quando pungerà.



Emily Dickinson n

La setta dei tosaerbe estinti

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Un giorno, presso una casa in riva ad un lago, venne fatta una scoperta: dentro ad una cesta dormiva una neonata. Dormiva serena, indossava una salopette, era stata protetta dalle intemperie ed al collo aveva una catenina d'oro su cui campeggiava l'effige di un tosaerba barrato, quasi si trattasse di un segnale di divieto.
Ci furono conciliaboli ed elucubrazioni per mesi in paese riguardo al significato di quel monile che, sul momento, aveva fatto pensare che, data la stranezza del soggetto, avrebbe permesso di rintracciare la madre della neonata con estrema facilità, tuttavia non si individuarono mai nè l'artigiano orafo, né la madre della bambina.
Passarono gli anni, la bimba crebbe ed iniziò a cercare da sola notizie sulle sue origini, sostenuta dall'amore della famiglia che l'aveva presa in adozione.
Con un ricerca lunga e complessa, giunse, dopo un numero impressionanti di fortuite concatenazioni, a scoprire che quello raffigurato nella cataenina, da cui non si separava mai, era il simbolo della setta dei tosaerba estinti (Lawnmower Deceased) che aveva la sua sede a San Francisco e così partì, poco più che adolescente, alla ricerca delle sue radici. 
Tramite gli agganci che aveva scovato, iniziò la sua campagna di avvicinamento all'obiettivo di prendere contatto con qualche appartenente alla setta dei tosaerba estinti, queste tappe di avvicinamento comportarono, in pratica, un tour nel variopinto e variegato mondo delle sette e delle religioni di quella parte di California. C'erano i beati i costruttori di pace che ti fabbricavano in legno qualsiasi cosa tu volessi purché a tema pacifista, c'erano le sorelle della Perpetua Indulgenza tra cui spiccava Sister Roma in calzoni di pailette rosa, casacca nera , boa di piume rosa fissato sulla testa a mo' di velo e faccia truccata da maschera kabuki, i frequentatori della chiesa  ortodossa  di San John Coltrane che ogni domenica andavano in processione sulle note di A love Supreme, i cantori gospel della Glide Memorial Methodist Church che ai salmi intonavano  Leaning on the Everlasting arms , ma fu tra gli Estatici Estinti che finalmente trovò notizie concrete che l'avvicinarono  alla meta del suo peregrinare, perchè, si sa, tra Estinti ci si comprende e ci si conosce.
Fu con comprensibile ansia che varcò la soglia dell'edificio sul cui portone campeggiava l'effige che fin dalla nascita portava al collo, un silenzio assordante la accolse oltre il lucido portone: il silenzio dei silenzi. La prima persona che incontrò fu un uomo di mezza età, stempiato, si muoveva con passo felpato, l'uomo dopo aver spalancato la bocca stupito ed al tempo stesso incuriosito, la salutò con un cenno del capo e un mezzo inchino accompagnato da un mite sorriso,  e le indicò un armadio in cui giacevano, impilati, sotto scarpe di feltro, affinché le calzature dei visitatori non rompessero la quiete di quel luogo di culto. Pareva sapere, senza bisogno di alcuna domanda, per quale motivo fosse in visita alla loro congregazione. Ma fu solo dopo che l'uomo suonò il campanello della porta di un ufficio che non emise nessun suono, ma che fece accendere una lampada a luce intermittente, e che, allo spegnimento di quella, la fece accedere nell'ufficio che finalmente anche a lei tutto fu chiaro.
Dietro all'ampia scrivania sedeva, intenta alla lettura, una enorme finestra alle spalle aperta su un parco, da cui non proveniva null'altro se non il melodioso canto di molti uccellini, una donna. La donna aveva una chioma di ricci ormai bianchi, indossava una salopette di jeans ed inforcava un paio di occhiali da lettura. La ragazza e la donna matura si specchiarono l'una negli occhi dell'altra e sulle loro guance spuntarono quattro fossette ed un numero imprecisato di lacrime, si abbracciarono sicure di essersi ritrovate e uscirono nella pioggia primaverile; le parole necessarie a colmare quegli anni sarebbero state tante ed assolutamente inadatte a quel posto di silenzio, scesero nel grande parco alla cui tosatura erano intenti dei simpatici somarelli brucanti, la pioggia parve comprendere la situazione e cessò di colpo e la donna matura e la ragazza iniziarono a raccontarsi.



AUGURI SILVIA 




in corsivo citazione da "I jeans di Bruce Springsteen"

Al Signor B che posteggiò la sedia a rotelle e spiccò il volo

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Da mio padre ho ereditato una A per il nome, una B per cognome.
L’ultimogenitura, la piccola statura.
Gli occhi piccoli e scuri.
L’amore per la lettura.
I piedi a papera quando cammino.
L’ansia che ti fa arrivare in esagerato anticipo ad un appuntamento.
Il piacere del convivio.
La voglia di chiacchierare.
Il rispetto per il prossimo.
La voglia di vedere il bicchiere mezzo pieno.
Una certa vis polemica.
L’esempio che in coppia è meglio e possibilmente per sempre.
La voglia di mare.
L’amore incondizionato per la famiglia che ci si è creata.
La bellezza di passeggiare.
Il piacere della propria casa.

Mi pare davvero molto, ora papà ti prego lasciami un’ultima cosa
fammi amare la vita tutti i giorni, fino all'ultimo come hai fatto tu con la tua.


Con tutto il mio amore

Amanda

Lunedì

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Kerry Brooks
 
 
 
 
Il mondo si è tutto disarticolato
in questo lunedì mattina
mi chiedi di lasciarti andare
di sollevare le mani
così tornano a separarsi
il tavolo dalla foglia
e il granello di polvere dal piede
non era così quando ti tenevo fermi
i fianchi ti respiravo sotto le braccia.
 
 
 

Shall we dance?

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E' una di quelle estati di juke box, granite dai colori improponibili, paperelle e pattìni (ché i pedalò quella volta non erano stati ancora inventati) Una di quelle estati di conchiglie, di biglie in cui Gimondi se la vede con Merckx, di ponti levatoi dei castelli fatti con i bastoncini dei mottarelli. Di motoscafi di sabbia. Di mamme che urlano dalla riva, tutte tranne quella di amandapiccola che le figlie le lascia in ammollo a piacimento purché promettano di non annegarsi ché lei una figlia annegata non la reggerebbe, una di quelle estati in cui i bambini sono tanti, ma tanti, tanti e si muovono a branchi. Ora in una estate come questa, in un lido della Romagna, la sera si sarebbe andati a ballare il liscio di Casadei, ma nell'operoso nord est, sul quale calano orde germaniche desiderose di arrostire come wurstel le loro pelli diafane al sole del, quasi, primo lido che incontrano sulla via della loro italica invasione, e più fucsia diventano dopo il primo giorno e più si spellano al quarto dopo non aver dormito per tre notti in preda a lancinanti dolori da ustione di secondo grado e a deliri da insolazione, dicevo in quel nord est lì alla fine degli anni sessanta si sono inventati un preludio di oktoberfest, vuoi mai far sentire l'alemanno turista smarrito sulla via del del boccale? Così amandapiccola ingolla patate fritte e cocacola (i vegani ed il cibo sano alla fine degli anni sessanta erano più alieni di un marziano) e gli adulti si fanno la loro birrozza con senape e wurstel, mentre un'orchestra  con bionde cantanti in improbabili dirindl intonano Rasamunde, polke, walzer e mazurke. I Signori B. si fanno uno o due giri di pista. I Signori B. non hanno propriamente il ritmo nel sangue. Tuttavia quando il Signor B. invita amandapiccola sui suoi piedi per un giro di pista, pur intuendo amandapiccola che il suo papà nulla ha a che spartire con Roberto Bolle, anche se Roberto Bolle quella volta non era stato concepito neppure nei sogni di sua madre, pur non avendo la leggiadria di Fred Astaire, ma muovendosi piuttosto come Bubu (perchè di Joghi il Signor B. non ha la stazza), amandapiccola si sente Ginger Rogers ed ogni volta che scivola dai piedi di suo padre i loro occhi si incrociano e ridono. E' una di quelle estati, proprio una di quelle, ed è luglio, perché la famiglia B al mare, da sempre va a luglio e forse a ben pensarci può darsi che non sia una sera qualsiasi, ma una sera in cui festeggiare.


Balliamo ancora papà? Buon compleanno
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