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Channel: Mica Cotiche
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La prima volta che si era allungata su quella poltrona che doveva essere sinonimo di relax e aveva lo scopo di indurre all'introspezione, la donna si era immaginata che l'anziana professionista dai capelli grigio acciaio  temperato e lo sguardo severo che però a volte, avrebbe col tempo scoperto, si apriva in avvolgenti sorrisi,  avrebbe esordito con uno scomodo "quante volte sorella?" e sapeva già che la risposta sarebbe stata una menzogna. Certo sedeva in quello studio e , non essendo una sprovveduta, era consapevole del fatto che già sedere lì era un'ammissione di colpa, la presa di coscienza dell'esistenza di un problema. Ma, almeno al momento, non era pronta ad ammettere che, a quel punto della sua esistenza, quella era ormai la prima cosa che faceva al mattino e l'ultima che faceva alla sera e, a dirla tutta, dal momento che soffriva d'insonnia, a volte non c'era soluzione di continuità tra la prima cosa e l'ultima, era un drammatico dato di fatto. Che poi se la sentiva che sarebbe finita a parlare del suo rapporto con sua madre, non succedeva sempre così d'altronde in quei frangenti? Ecco cosa avrebbe dovuto confessare di quella primavera in cui aveva passato in assoluto più tempo con sua madre dal lontano autunno dei suoi diciassette anni, la maggior parte del quale dentro ad un auto mentre sua madre parlava e parlava impedendole di concentrarsi sulla guida cosa che la innervosiva oltre misura, perché lei e la guida erano pianeti di galassie lontane; avrebbe soprattutto dovuto ammettere che le mamme si amano di più da distante e che la vicinanza forzata non depone a vantaggio del rapporto madre e figlia dopo che entrambe sono sopravvissute all'adolescenza della seconda dichiarando chiuse , almeno sulla carta, le ostilità. O almeno questo valeva per loro, e temeva, raccontandolo a Lady Acciao, di fornire ampi spunti di riflessione e materiale di studio. D'altra parte era colpa anche di quello stress se era caduta nel vortice. Alla fine se uno analizzava la fonte della sua dipendenza doveva ammettere che era interpretabile come un sogno e senza nemmeno essere di scuola freudiana. E fu proprio allora, mentre già partita per la tangente, stava procedendo all'autoanalisi, che Lady Acciaio disse: "vogliamo cercare di parlare della dipendenza che l'ha spinta in questo studio?". Lei, da sempre poco incline alle convenzioni, si levò come una molla dalla "comoda" seduta, passò davanti a Lady Acciaio che sedeva col taccuino in grembo su una poltroncina lì a lato, aggirò l'elegante scrivania della professionista che strabiliata ne seguì le mosse, e digitò sulla tastiera

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Lady Acciaio fissò lo schermo, al primo click aggrottò la fronte facendo disegnare alle sue sopracciglia due arcate gotiche, al secondo click guardò in viso la sua nuova paziente, al terzo click fece la comparsa il primo dei suoi avvolgenti sorrisi, subito si ricompose spegnendolo ed invitò la donna a prendere posizione sulla predisposta seduta e disse: " bene, mi parli di lei"

AUGURI SILVIA


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